Due voti contrari e un astenuto non sono bastati nel congresso nazionale del popolo a impedire la riforma costituzionale cinese che è stata approvata con i restanti 2.958 voti favorevoli: il presidente Xi Jinping potrebbe così restare nella carica per tutta la vita, adesso che non c’è più il limite dei due mandati. In Italia non ci sono problemi di questo tipo perché, come è ben noto, il capo dello stato può essere rieletto all’infinito. Questa soluzione era piaciuta a Donald Trump, che la aveva definita interessante anche per gli Usa, dove era stata applicata fino ai tempi di Dwight Eisenhower, tanto che Franklin Delano Roosevelt aveva ottenuto la quarta elezione consecutiva prima di morire poco meno di tre mesi dopo. Non ci sono problemi di questa natura nel partito democratico italiano, dove il segretario Matteo Renzi avrebbe rassegnato le dimissioni consegnando una lettera datata 5 marzo a Matteo Orfini che dovrebbe leggerla oggi in direzione. Lui stesso ne ha anticipato il contenuto nella trasmissione domenicale di Lucia Annunziata; è molto semplice, ha spiegato: si annunciano le dimissioni e si invita a procedere con gli adempimenti da statuto, con la convocazione dell’assemblea. Nella stessa occasione Orfini ha ribadito che il suo partito essendo stato sconfitto andrà alla opposizione perché accordarsi con cinquestelle è contro natura e segnerebbe la fine del Pd, che pensa di usare il suo peso in parlamento per far passare i singoli provvedimenti. Per parte sua Luigi Di Maio su facebook cita De Gasperi per il quale politica vuol dire realizzare, mentre Matteo Salvini, che ha declinato l’invito in Rai del conduttore Fabio Fazio, rivendica per la Lega e per il Movimento le presidenze delle camere.
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