La vicenda del coronavirus mette in evidenza ancora una volta la decisiva importanza di un servizio sanitario pubblico efficiente e in grado di fronteggiare adeguatamente non solo eventi che sfuggono al controllo del singolo cittadino, sia per la loro gravità che per il costo esorbitante dei loro trattamenti, ma anche vere e proprie calamità, come le pandemie o le epidemie da contagio infettivo che colpiscono la collettività in quanto tale e richiedono misure di igiene pubblica che solo lo stato è in grado di mettere in atto. Per una tale organizzazione occorrono infatti ingenti investimenti in pura perdita dal punto di vista economico perché il loro unico prodotto è rappresentato dalla salute dei cittadini, bene di incommensurabile valore ma non commerciabile.
Non possiamo ignorare le difficoltà nelle quali il nostro Ssn si dibatte ormai da anni a seguito dei tagli selvaggi dei finanziamenti che hanno dimezzato il numero degli operatori rispetto a quello previsto dalle piante organiche e ne ha drammaticamente ridotto le capacità di intervento tempestivo ed efficace in molti eventi morbosi che fanno parte della quotidianità. La conseguente massiccia privatizzazione di importanti settori che consentono ragguardevoli quote di profitto mette in difficoltà i ceti meno abbienti e costituisce un grave arretramento del livello di protezione sociale nel nostro paese.
Questo quadro negativo si è già pesantemente manifestato nelle difficoltà di assicurare una appropriata assistenza a tutti i pazienti colpiti da infezione da coronavirus, soprattutto a quelli con le età più avanzate, e forse non è privo di responsabilità nella elevata mortalità (circa il 7 per cento al 12 marzo 2020) rilevata in questa prima fase di diffusione dell’infezione.
Non c’è dubbio che l’impegno degli operatori è stato e sarà all’altezza della sfida, ma adesso occorre che il loro generoso impegno sia adeguatamente sostenuto dalla realizzazione in tempi rapidi delle misure di potenziamento del Ssn deliberate nel decreto del presidente del consiglio del 10 marzo 2020 e soprattutto occorre che le risorse assegnate non vengano assottigliate e disperse in sprechi avventati. Se così sarà, la minaccia di una rovinosa epidemia potrebbe trasformarsi, come è stato sottolineato da più d’uno, in una occasione per ricostruire un sistema sanitario in grado di affrontare le sofisticate sfide del terzo millennio.
Girolamo Digilio
Nella foto: il nosocomio di Codogno