L’Italia deve fare l’Italia con la sua scelta di campo

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OGGI SEI ANNI FA

d dove il portavoce del governo Inigo Mendez de Vigo anticipa il ricorso contro la legge votata dal parlament catalano che consentirebbe la rielezione a distanza dell’esule Carles Puigdemont; il primo ministro Mariano Rajoy era intervenuto anche sul gruppo separatista basco Eta escludendo ogni possibile impunità per i responsabili di gravi reati nonostante lo scioglimento della organizzazione e l’appello a Colbo-les-Bains di una conferenza internazionale per una pace giusta e duratura. Il presidente palestinese Abu Mazen si scusa per le affermazioni sugli ebrei con le quali non intendeva offendere alcuno; ribadisce la condanna della shoah ed esprime profondo rispetto per la fede ebraica e per altre fedi monoteistiche. L’Italia deve fare l’Italia, difendendo i suoi interessi nazionali ma non dimenticando dove siamo e qual è la nostra scelta di campo: lo ha dichiarato Paolo Gentiloni a Genova lasciando questo ammonimento al governo che gli succederà. Le prospettive non sono chiare: Matteo Santini anticipa a Milano la richiesta di conferimento dell’incarico a chi ha vinto fissando la durata entro dicembre; Luigi Di Maio nel transatlantico di Montecitorio rivendica la presenza del Movimento nell’esecutivo minacciando altrimenti di scendere in piazza, mentre Beppe Grillo in un’intervista al giornale francese «Putsch» recrimina sulla legge elettorale voluta con gli strumenti della democrazia per distruggerla; il democratico Dario Franceschini critica la chiusura di Matteo Renzi verso cinquestelle definendola superficiale e sbagliata. La sindaca di Roma Virginia Raggi, nell’annunciare per il 12 maggio l’apertura della stazione San Giovanni della linea C della metropolitana, ha sottolineato che Roma e l’Italia cominciano a correre dimostrando che le cose si possono fare: diventerà operativa una stazione museo che sarà invidiata da ogni parte del mondo.

Nella foto: Dario Franceschini