Per un pugno di voti

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Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu and his wife Sarah cast their votes at a voting station in Jerusalem on Tuesday.

Quattro elezioni in altrettanti anni: la Spagna è chiamata dal re Felipe a rinnovare le camere sciolte per carenza di maggioranza a favore del socialista Pedro Sanchez. Non ci è riuscito: eppure era stato il grande vincitore nelle consultazioni di primavera; ma anche in terra iberica non si governa senza ottenere i necessari consensi in parlamento e se non li si hanno da soli bisogna cercarseli. Stessa situazione in Israele: il conservatore e premier uscente Benjamin Netanyahu, stando agli exit poll, non disporrebbe dei seggi necessari nella knesset; non solo: potrebbe essere incriminato per corruzione dal procuratore dello stato che ha annunciato di voler procedere a dicembre; l’eventuale formazione di un governo di unità nazionale non è detto che possa garantirgli l’immunità con una legge apposita. La stabilità da noi non sembra invece a rischio per l’avvento del partito fondato da Matteo Renzi che lo ha chiamato Italia viva, in cui tra deputati e senatori confluirebbe qualche decina di parlamentari.

Lillo S. Bruccoleri

Nella foto: Benjamin Netanyahu con la moglie Sara al seggio elettorale