A margine del vertice dei Brics nello stato indiano di Goa il presidente russo ha dichiarato di non voler interferire nella campagna elettorale in Usa, pur esprimendo valutazioni positive sulle intenzioni di Donald Trump in politica estera e sui conseguenti equilibri. L’acronimo indica cinque paesi: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che insieme coprono il 20 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Il Sudafrica, in realtà, non ha un peso economico significativo, ma la sua importanza è strategica assicurando la presenza di uno stato africano. Per questo si ritiene improbabile un ulteriore allargamento del gruppo, che rappresenta comunque paesi in spiccata crescita economica. Anche sul piano più propriamente politico non è irrilevante la partecipazione di due delle cinque potenze dotate del diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’Onu: Cina e Russia. Per non parlare del peso demografico e di altri fattori: oltre il 42 per cento della popolazione mondiale, il 25 per cento della estensione totale del pianeta, il 16 per cento del commercio internazionale. In questo ampio contesto c’è pure modo di valutare la situazione della Italia: a questo proposito Andrea Goldstein, senior economist e inventore dell’acronimo, ha osservato in una recente intervista che il nostro paese si è accostato ai Brics con molto ritardo e paga la scarsa presenza anche a livello di personale diplomatico. Il profilo di specializzazione della Italia la rende vulnerabile rispetto alla capacità dei Brics di esportare beni di qualità. Quanto all’Europa, Roma deve scegliere se difendere i propri interessi strategici nazionali o combattere contro le multe per le quote latte.
N° 39 lunedì 17 ottobre 2016