Praga diventa euroscettica

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La repubblica ceca avrebbe le carte ibn regola per entrare nell’eurozona: il rapporto tra il debito pubblico e il Pil si aggira sul cinquanta per cento. L’economia è in crescita: il presidente Mikos Zeman ha elogiato per i risultati raggiunti il premier Bohuslav Sobotka, il quale a sua volta si è detto lieto dell’apprezzamento. Ha poi aggiunto che intende consolidare il trend di aumento dei salari e calo della disoccupazione, come viene riferito dalla agenzia di stampa Ctk. Il governo si pone l’obiettivo di continuare a rendere migliore il tenore di vita dei cittadini e a favorire l’occupazione, che pure mostra indici tra i più alti di tutta l’Unione.

L’opinione pubblica sembra confortare questi orientamenti e dimostra di credere nelle potenzialità autonome della nazione. L’ipotesi di abbandonare la corona per l’euro si fa sempre più remota: secondo l’eurobarometro, nell’aprile scorso il settanta per cento dei cittadini cechi era contrario alla moneta unica, la cui adozione sarebbe sottoposta alla verifica di un referendum, che viene continuamente rimandato.

La banca centrale ceca è scesa in campo insieme con il governo esprimendo l’avviso che sia meglio non definire alcuna data per entrare nell’euro. Prevalgono sensazioni di diffidenza che non giovano certo alla completa integrazione continentale in momenti di particolare difficoltà. In definitiva, Bruxelles appare sempre più lontana da Praga e soffre di una crisi di credibilità per il cui superamento occorre il recupero di una visione strategica su basi squisitamente politiche.

In recenti dichiarazioni il presidente della commissione Jean-Claude Junker ha mostrato chiari segni di nervosismo, inciampando persino in un linguaggio al limite della coprolalia, pietosamente coperta dalle traduzioni ufficiali. Siamo alle ultime battute di questo anno e l’attenzione può ormai rivolgersi agli appuntamenti del prossimo. Tra questi vi saranno le elezioni presidenziali in Francia e quelle politiche in Germania. Dell’Italia è prematuro parlare, non potendosi ragionevolmente azzardare delle previsioni, considerate le incognite della legge elettorale e della configurazione del quadro politico in costante evoluzione. (lsb)

N°109 giovedi 29 dicembre 2016