Referendum meno cinque

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Il presidente del consiglio e segretario del partito democratico Matteo Renzi

Si avvicina la data del referendum sulla riforma costituzionale che, salvo sorprese dell’ultima ora, si celebrerà tra cinque giorni. Le iniziative giudiziarie per bloccarlo non hanno finora ottenuto il risultato. In particolare, nella giornata di ieri si sono avuti due responsi negativi su altrettante istanze del Codacons. Le sezioni unite della cassazione hanno respinto il ricorso contro il quesito ritenendo di non potersi pronunciare per carenza di legittimazione processuale. Sulla stessa linea la corte costituzionale che in una camera di consiglio straordinaria ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzione in quanto i ricorrenti sono privi del necessario requisito di potere dello stato.

In precedenza, il tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva due volte dichiarato di non potersi pronunciare sempre sulla formulazione del quesito per carenza assoluta di giurisdizione. La prima pronuncia ha riguardato il ricorso di Cinquestelle e Sel e sarà esaminata in sede di appello dal consiglio di stato. La seconda ha riguardato il ricorso presentato da Barbara Randazzo e Valerio Onida e al momento non si hanno notizie su una eventuale impugnazione.

La questione riguarda la revisione costituzionale a cui in teoria dovrebbe essere estraneo il governo, ma il premier Matteo Renzi, che è anche segretario del partito democratico, si è gettato a capofitto nella campagna elettorale in senso favorevole.

La ristrettezza dei tempi rende problematica ma teoricamente non impossibile una decisione del consiglio di stato che in via di urgenza potrebbe sospendere il provvedimento con il quale si è dato avvio al referendum. In prima battuta però ha negato questa possibilità rinviando la decisione alla udienza sull’appello fissata per dopodomani, giovedì 1° dicembre.

N°82  martedì 29 novembre 2016