Referendum meno tre

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Michelle e Barack Obama con il presidente del Gambia Jammeh e signora (foto d’archivio)

Ultimo passaggio processuale per il referendum: il consiglio di stato apre la discussione in camera di consiglio e presumibilmente deciderà in giornata sull’appello cautelare proposto da Cinquestelle e Sel. Alla base della questione vi è il quesito referendario e conseguentemente il provvedimento con il quale è stato indetto il referendum. I supremi giudici amministrativi hanno il potere di sospendere in via cautelare tale provvedimento, ma in prima battuta avevano già respinto la richiesta. Ormai si pensa concretamente alla consultazione popolare e mancano tre giorni; domani si chiude la fase della propaganda elettorale e si entra nella zona del silenzio immediatamente prima del voto che si terrà dalle 7 alle 23 di domenica 4 dicembre. Oltre che in Italia, si vota per il ballottaggio presidenziale in Austria, per quello del consiglio grande e generale di San Marino e per la elezione del nuovo presidente nella repubblica dell’Uzbekistan. Nessuna di queste tornate elettorali sembra dotata di una capacità di incidenza nell’andamento complessivo dei mercati e della politica internazionale.

Oggi si vota in Gambia, dove ottocentonovantamila persone sono state chiamate alle urne per eleggere il nuovo capo dello stato. Punta alla conferma l’uscente Yahya Jammeh, che per la prima volta dopo ventidue anni deve confrontarsi con un candidato sostenuto da tutte le forze di opposizione. Tra queste c’è il partito democratico unificato (Udp), della cui direzione fa parte il candidato alla presidenza Adama Barrow. La Repubblica islamica del Gambia si trova nell’Africa occidentale ed è il più piccolo stato del continente. Jammeh è al potere dal 1994 grazie a un colpo di stato militare e da allora è stato saldamente nella posizione di vertice superando varie e contestate elezioni.

 

N°84  giovedì 1° dicembre 2016