Truppe Nato in Polonia

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Militari delle forze alleate in Polonia. Sono schierati nella frontiera orientale per una esercitazione, che però si svolge per la prima volta in quel territorio dai tempi della crisi di Crimea

Sono entrati in Polonia quattromila soldati americani, dotati di ottanta carri armati e centinaia di veicoli blindati. L’ingresso è avvenuto attraversando il confine nei pressi di Olszyna e viene fatto rientrare nell’ambito di Atlantic Resolve, una operazione voluta nell’aprile 2014 da Barack Obama dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Si è poi svolta una cerimonia di saluto, con la partecipazione di famiglie e truppe in una festa conclusa con un concerto. Nonostante si tratti ufficialmente di una semplice esercitazione, si è dato un forte risalto mediatico all’evento, cui ha partecipato il primo ministro Beata Szydolo, che ha inneggiato all’esercito migliore del mondo.

Il direttore del German Marshal Fund think thank di Varsavia, Michal Baranowki, ha parlato del raggiungimento di un sogno precisando che non si tratta solo di una presenza simbolica, ma di una operazione con vere e proprie capacità operative. Di segno opposto le reazioni russe: il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha riferito che qualsiasi paese considererebbe negativamente il dispiegamento di truppe militari in prossimità dei propri confini; l’arrivo delle truppe Nato in Polonia, ha aggiunto, va considerato come una minaccia che mette in pericolo la sicurezza e gli interessi di Mosca.

Potrebbe ripetersi in qualche modo, sul piano diplomatico, il copione del doppio livello delle esternazioni, Ad attenuare l’entusiasmo per la elezione di Donald Trump, accolta con gli applausi dal parlamento russo, era stato affidato al vice ministro degli esteri Sergei Ryabkov il compito di annunciare l’assenza di euforia e e di temere che si stessero coltivando speranze rosee. Questa prudenza contrastava però con il fatto che il presidente Vladimir Putin era stato il primo leader mondiale a complimentarsi con Donald Trump. Adesso la mossa dell’uscente Barack Obama ha suscitato l’ovvio disappunto del governo russo, che potrebbe rispondere con analoghe iniziative sul piano militare. Ma nello stesso tempo, a fronte delle dichiarazioni di un vice ministro e dello stesso portavoce del presidente Vladimir Putin, residuano margini di aperture distensive rinviati all’insediamento ai vertici Usa della nuova amministrazione.

N°126 domenica 15 gennaio 2017