Ragazza allo sbando

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Abbiamo letto con molto interesse  sui giornali vari articoli riguardanti Silvia Romano rientrata da poco in Italia, con grande esibizione del nostro presidente del consiglio Conte  e del ministro degli esteri Di Maio.

Molte le critiche semplicistiche e in buona parte di natura ideologica espresse, quale quella: «sotto islamofobia di certa destra ultrà, s’intravvede con chiarezza anche l’iceberg di un sessismo profondo, ancestrale, quasi antropologico», poiché questa non dimostrata islamofobia potrebbe venire anche da una sinistra cattolica oppure essere il frutto di stati d’animo esacerbato presenti in Italia.

Molti interventi giornalistici, a nostro parere, non risultano completi nell’analisi della presenza di una ragazza italiana prima in Kenya e poi in Somalia, inviata con molta faciloneria da una associazione, fatta prigioniera di guerriglieri somali e liberata con  il pagamento di una notevole somma di denaro ai guerriglieri (malgrado le prime dichiarazioni non convincenti del ministro degli esteri).

In verità appare mancante l’analisi sulla liberazione di Silvia Romano laddove non vengono poste delle domande precise sulla funzione svolta dalla onlus Africa Miele di Fano e sulla preparazione culturale data ai collaboratori che si recavano in Africa.

Vari i quesiti che sorgono.

Era  opportuno mandare allo sbaraglio una ragazza senza che questa avesse studiato in modo approfondito storia, lingua, tradizioni, costumi, modi di vivere, religione dei Masai, dei Kikuju o degli altri gruppi etnici esistenti in Kenya?

Era possibile inserire in una piccola scuola una ragazza italiana senza farle conoscere il retroterra culturale degli alunni e delle loro famiglie e la condizione femminile vissuta nei villaggi abitati da popolazioni musulmane, dove gli uomini comprano le donne pagandole con cammelli o bovini o caffè e spesso costringendole quasi a convivere con altre mogli?

Era possibile da parte di una associazione inviare in Africa questa ragazza senza spiegarle, per esempio, che alle ragazze musulmane viene praticata regolarmente la dolorosa e talvolta mortale infibulazione?

Potrebbe essere interessante apprendere come una ragazza italiana, rapita da un gruppo di integralisti terroristi somali di Al Shabaab (che con attentati uccidono in Kenya e in Somalia tante persone innocenti), pur non conoscendo la lingua ufficiale somala o qualche lingua diffusa in Somalia, come quella Darot o Averghedir, o la lingua araba, possa aver capito durante i vari trasferimenti i rapitori (o il loro stimato  capo).

Remo Roncati

Nella foto: Giuseppe Conte e Silvia Romano