Sterzata della May sulla Brexit

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Il primo ministro britannico Theresa May procede decisa verso il divorzio dall’Europa, ma su vari aspetti particolari è contestata dal leader laburista Jeremy Corbyn (nella foto)

Mentre il parlamento europeo elegge il suo nuovo presidente nella persona di Antonio Tajani, lo strappo britannico dall’Unione assume toni netti e definitivi nelle parole del primo ministro Theresa May. Il punto di partenza è la volontà popolare manifestata attraverso il referendum, che dovrà pure essere confermata dalle camere secondo l’orientamento espresso dalla magistratura, ma non sembra avere concrete possibilità di smentita in un paese saldamente radicato sulle proprie tradizioni democratiche.

I rapporti con l’Europa saranno diversi ma continueranno. Londra punta ad un accordo commerciale per il libero scambio e al mantenimento della collaborazione tra amici e buoni vicini nella lotta alla criminalità e al terrorismo. Ma nello stesso tempo il primo ministro annuncia che vuole introdurre controlli alle frontiere per ridurre l’immigrazione dagli stessi paesi comunitari. Saranno garantite le posizioni dei milioni di residenti di provenienza continentale, a condizione di reciprocità nel senso che lo stesso trattamento dovrà essere riservato al di qua della Manica ai sudditi di sua maestà.

Si accende intanto una polemica interna a proposito della intenzione della May di adottare un regime di bassa tassazione per attirare gli investitori da tutto il mondo.  Il leader laburista Jeremy Corbyn avverte il rischio che la Gran Bretagna si trasformi in un paradiso fiscale attraverso una economia offshore, diventando una meta preferenziale da parte degli evasori in fuga dagli stessi paesi europei.

La Brexit rivela fin d’ora tutta la sua problematicità e appaiono laboriose le trattative per le condizioni del distacco dalla Ue. Tra gli effetti dell’uscita dal mercato unico rientra la sottrazione alla giurisdizione della corte di giustizia europea, mentre sul terreno monetario non si è mai posto alcun problema in quanto la sterlina non solo è stata sempre conservata, ma lo sarebbe stata anche nel caso in cui il referendum sulla Brexit fosse stato bocciato. Come si ricorderà, proprio per favorire un esito diverso del referendum erano state fatte concessioni in questo senso al Regno Unito, al quale tra l’altro non si sarebbero mai potute imporre partecipazioni in settori specifici di varia rilevanza. Theresa May si dice sicura del fatto suo e conclude decisa che la Gran Bretagna sarà più forte.

 

N°129 mercoledì 18 gennaio 2017