Trattative con la Libia sui migranti

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Migranti sopravvissuti a un naufragio sulle coste di Tripoli, in Libia, il 4 gennaio 2017 (Taha Jawashi, Afp)

Viaggio a Tripoli del nostro presidente del consiglio Paolo Gentiloni Silveri per affrontare il problema dei migranti e gettare le basi per un accordo con il governo di Fayez al Serraj. Ai tempi di Muammar Gheddafi erano state raggiunte delle intese per due volte, nel 2008 e nel 2012: a sottoscriverle erano stati i nostri ministri dell’interno Roberto Maroni e Anna Maria Cancellieri.

         Ci si potrebbe muovere adesso in tre direzioni: stabilizzazione del paese attualmente guidato da un esecutivo di unità nazionale, contrasto al traffico di esseri umani e cooperazione contro il terrorismo. Lo ha sottolineato il ministro dell’interno Marco Minniti, che ha fatto parte della missione ed ha partecipato insieme con l’ambasciatore in loco Giuseppe Perrone all’incontro in cui era presente anche il ministro degli esteri libico Mohammed al Tahe Siyala.

L’Italia si dichiara fin da adesso pronta ad aiutare la Libia a chudere il confine meridionale con il Niger, da cui transita la maggior parte dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana. Su questo aspetto ha insistito l’ambasciatore italiano che oggi presenta le credenziali per riaprire la prima sede diplomatica di un paese occidentale dopo la conclusione della guerra civile che ha condotto alla caduta definitiva e irreversibile del precedente regime, quello saldamente tenuto sotto controllo da Gheddafi. Però il memorandum di intesa e il successivo rinnovo anche oggi conservano il loro valore e possono per l’appunto costituire la base per un nuovo assetto dei rapporti tra i due paesi che si fronteggiano nelle opposte rive di un mare comune: il Mediterraneo.

Si vuole arginare  ed anzi prevenire il fenomeno delle traversate spontanee e dei ricorrenti naufragi, che di continuo trasformano il Mare nostrum in una trappola mortale, con l’inaccettabile sacrificio di vite umane che colpisce gli adulti ma non risparmia nemmeno i fanciulli.

Gli accordi precedenti che vengono ora riconsiderati per adeguati rinnovi prevedevano un versamento da parte italiana di cinque miliardi di dollari.

In cambio la Libia si impegnava al pattugliamento costante della costa per impedire le partenze, Va ricordato che le organizzazioni umanitarie denunciavano la detenzione arbitraria dei migranti, maltrattamenti e torture che occorre evitare, ristabilendo un clima di legalità non solo formale ma soprattutto sostanziale. Si riprende l’esame dell’intera problematica nel tentativo di superare gli aspetti di maggiore criticità. Tra questi emerge la questione irrisolta della difesa del confine meridionale che separa la Libia dal Niger, che è il principale punto di accesso per i migranti dell’area subsahariana

In definitiva, il nostro governo mira a un impegno militare delle forze armate europee nelle acque internazionali e al coinvolgimento delle forze della Libia superando l’attuale divieto di sconfinamento nelle acque territoriali di questo paese.

N°121 martedì 10 gennaio 2017